Didattica a distanza, ne parliamo con il Professore Massimiliano Politano

Siamo in compagnia del Professore Massimiliano Politano , Professore Aggregato presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II , con il quale ci siamo rapportati in merito al periodo di emergenza che ha visto, tra le tante necessità, quella di improntare le lezioni attraverso la “didattica a distanza”.

Università Federico II di Napoli. Foto dal Web
Università Federico II di Napoli. Foto dal Web

Benvenuto Professor Politano ; in primis le chiedo, quando ha deciso che insegnare sarebbe stato il suo lavoro?

Ero uno studente universitario all’ultimo anno che preparava la sua tesi di laurea. Riguardava dei modelli che permettessero di prevedere i tassi di interesse futuri. Mi appassionai molto. E maturai l’idea che anche dopo la laurea mi sarebbe piaciuto continuare a studiare quelle cose. L’insegnamento è una conseguenza. Prima si studia, poi si comunica agli altri quello che si è studiato.

La Federico II risulta essere tra gli atenei eccelsi nel contrastare questo periodo di emergenza estremamente delicato. Lei , da docente e quindi parte in causa, come ha vissuto l’esperienza della didattica a distanza?

Eravamo già abituati da tempo. Adesso mi occupo di modelli matematici per la previsione dell’allungamento della durata di vita in una ottica di equilibrio dei sistemi pensionistici. Ovviamente non sono il solo ad occuparsi di questo. La comunità scientifica è disseminata in tutto il mondo. Pertanto già eravamo abituati ad usare queste tecnologie per confrontarci con colleghi ad esempio americani tedeschi o indiani. Si è trattato solo di trasferire in ambito didattico di metodologie e strumenti di comunicazione che già conoscevamo.

Corone d’alloro sfoggiate da casa, oltre 1.400 lauree e tantissimi esami sostenuti “virtualmente”… si può essere più che soddisfatti?

Mi auguro che i ragazzi siano rimasti soddisfatti. Per noi è stata una esperienza particolare. Il lockdown è iniziato l’11 marzo. Io avevo seduta di laurea il 16. Penso che la mia commissione sia stata la prima non solo della Federico II ma di tutta Italia. In quei giorni le notizie si rincorrevano. Si pensava dapprima che le sedute di laurea sarebbero state consentite, poi si passò all’idea che si tenessero in presenza ma a porte chiuse. Infine fummo informati che si sarebbero tenute a distanza. E mentre ascoltavo i candidati quel giorno pensai che il mondo non sarebbe più tornato ad essere lo stesso.

Come vi siete organizzati nell’impostare queste vere e proprie “aule online”?

I software presenti sul mercato consentono di condividere lo schermo del desktop e di proiettare slide. Ci sono anche funzionalità che permettono di utilizzare una lavagna multimediale. Si è perso il contatto, la gestualità, gli occhi degli studenti, ma dal punto di vista degli strumenti sono tanti e tali da poter svolgere un corso in modo dignitoso.

Secondo Lei, questo metodo di studio potrebbe essere contemplato anche dopo la fine dell’emergenza?​

Si. Credo sarà così. Se si pensa alle sole giornate di allerta meteo, sempre più frequenti, e di sciopero dei mezzi pubblici che impediscono agli studenti di raggiungere l’università, è chiaro che questa metodologia potrà essere utile per non perdere inutilmente giorni di lezione. Se si vuole, possiamo aggiungere il fatto che già ora si pensa di registrare, grazie ad un operatore, le lezioni che si terranno in aula a partire da settembre. Questo per renderle fruibili, attraverso le piattaforme, per gli studenti che per diversi motivi non possono frequentare. Al di là di questi problemi di piccolo cabotaggio la vera sfida dell’Università è un’altra. Quella di diffondere il sapere anche attraverso il web a fasce sempre più ampie della popolazione. Il web può essere uno strumento potentissimo. Purtroppo, da canale di informazione non allineato, esso sta diventando sempre più il regno dell’ignoranza e delle fake news. Se non facciamo qualcosa, se non occupiamo il nostro spazio, saremo responsabili di questa deriva.

Un suo giudizio sulla gestione della situazione da parte della Ministra Azzolina?

A dire il vero non conosco la situazione dell’istruzione dell’infanzia e delle medie inferiori e superiori. Potrei dire qualcosa da genitore di una bambina che frequenta la prima media. Ma non oltre. Del resto, in questa pandemia, già dovevamo tenerci informati delle misure che ogni giorno venivano emanate per il comparto Università. Ho letto poco riguardo la scuola.

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate a causa della didattica a distanza?

Chiaramente le linee erano intasate. Ed i primi giorni ci sono stati dei problemi di connessione. Non sono un tecnico ma penso che qualcosa abbiano fatto perché la situazione nel tempo è migliorata.

Secondo Lei, quali sono le maggiori responsabilità che gravano su di un professore nei confronti di uno studente?

Devo fare una premessa. Io catturo studenti solo nell’ultima fase del loro percorso formativo e, soprattutto, catturo solo quelli che decidono di avere una formazione di tipo universitario. A mio avviso, compito del docente è quello di andare al di là della nozione ed insegnare agli studenti a pensare. Nel mio caso questo significa applicare schemi di tipo logico matematico ad ogni azione quotidiana. Quando spiego sono solito ripetere che, al di là delle conoscenze, che costituiscono solo la base, quello che vale è la capacità di pensiero. Nel lavoro ci si trova di fronte a problemi la cui soluzione non sta scritta su nessun libro. Il libro fornisce solo gli strumenti che consentono di risolvere il problema. Ma poi deve essere la persona a metterci del suo e capire come utilizzarli. In conclusione

Le chiedo: cosa Le è mancato di più, in questo periodo, del rapporto con gli studenti e con colleghi?​

Entrambi. Con gli studenti ho un rapporto cordiale. Gli do il tu anche se non dovrei. Per me sono i miei ragazzi. Quanto ai colleghi il gruppo whattsapp che facemmo per scambiarci opinioni per quella prima storica seduta di laurea, pur essendo inutile dopo, non lo abbiamo cancellato più.

Grazie al Professore Politano per la sua cortese disponibilità con la speranza che quanto prima si possa tornare alla massima normalità, senza dimenticare bensì sottolineando, il grande ed encomiabili lavoro svolto dai tanti docenti della Federico II.

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