A tu per tu con Luigi Auletta: una lettera a Conte per parlare di fashion e wedding in fase Covid19

La situazione pandemica mondiale sta creando non poche difficoltà a diversi settori dell’economia internazionale, e nostro obiettivo è quello di ascoltare la parola di chi lavora e da lavoro, per meglio comprendere quali sono i problemi principali e soprattutto le eventuali proposte che potrebbero essere utili per aiutare il proprio settore.

L’incontro odierno è con Luigi Auletta, Presidente di Impero Couture che ci fa fare un viaggio nel mondo del fashion e del wedding, ma che non ci racconta solo di crisi perché preferisce puntare sulle proposte.
Ultima attività e non per importanza, è la lettera in due punti inviata al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che parla di Resistenza e Ripartenza. Ma leggiamo insieme cosa racconta Luigi Auletta per uno spunto di riflessione.

Luigi Auletta

Benvenuto a Luigi Auletta sulle pagine di OggiQuotidiano. Presidente, come sta vivendo questo momento di grande tensione per la salute internazionale?

Grazie a voi per l’ospitalità. Io l’ho vissuta sin dal primo momento, fase iniziale del lockdown di Marzo, con consapevolezza di un impatto così violento sotto l’aspetto impresa ed umano. Personalmente come impresa dovrei dialogare con Confindustria, ma il “nostro mondo”, soprattutto quello del wedding è più legato al rapporto con la famiglia, ascoltare le loro sofferenze, le gioie ed i dolori.

Vivendo questo giorno per giorno avevo intuito subito che tutto ciò che era la filiera dei punti vendita e di conseguenza i clienti, avrebbero avuto difficoltà derivate dal fermo del mondo matrimonio con impossibilità a pagare. A tal punto, decisi di autopropormi per rinegoziare tutti i pagamenti già effettuati, per fargli sentire una vicinanza e dare una prospettiva.

Questo è quello che forse un po’ è mancato nell’ambito politico italiano: non mi sembra sia stato creato un progetto. Forse non è stato valutato il punto di vista dell’impresa, del tipo: oggi apro e domani non so se potrò stare aperto… l’incertezza nel mercato finanziario e nella vita ha solo creato incertezze negative, paralizzando un po’ il tutto.

E da come abbiamo visto sui social, li si è sentito di buttare giù un po’ di idee…

Si, ho cominciato a pensare a dei progetti e uno di questi è stato quello di creare il Fondo Salva Imprese nato il 23 Marzo 2020. La mia proposta allo Stato, era quella di dare alle Banche un lasciapassare per dare liquidità immediata a qualsiasi tipo di attività. Questo perchè bloccare il lavoro significa fermare i dipendenti, e li come imprenditori o dai la cassa integrazione o finanziare personalmente i dipendenti.

Una diretta Facebook di Luigi Auletta

Lockdown non è significato dare forza economica, bensì solo un susseguirsi di DPCM (come ancora tutt’oggi avviene)… e questi se si considera burocrazia e messa in atto, diventano degli scogli insormontabili.
Ci vorrebbe una strada per il confronto più diretta e si dovrebbe evitare i protagonisti: questo è il mio punto di vista!

Quindi più gioco di squadra con le imprese per la tutela delle categorie più sensibili?

Si, io dico che il gioco di squadra è vincente, perchè un grande imprenditore, prima di essere tale, deve essere un grande leader. Solo così ci si può porre degli obiettivi e conquistarli… io penso che sotto ogni singola persona c’è una forza e un potenziale, e la bravura dell’imprenditore è quella di tirarla fuori. Con incentivi umani e anche economici riesci a trovarti accanto talenti e persone vincenti.

Io credo molto nei giovani, anche perché penso che in Italia ci siano tantissime persone talentuose soprattutto in quelli di bassa fascia d’età, ma bisogna tirarlo fuori e motivarlo. Me ne sono accorto quando ho fatto incontri nei licei, quando già per presentarmi ho sempre voluto raccontato da dove sono partito, quale è stata la mia esperienza di vita e quali sono stati i sacrifici vissuti… questo per far capire che nella vita ad obiettivi ci si arriva, e specchiarsi con le proprie esperienze è sicuramente una base per arrivare a grandi soddisfazioni.

Un grande amore quello per i giovani: lei ha dei figli e soprattutto sua figlia è molto vicina al suo settore… come lo affronta?

Devo partire da molto prima per raccontarti come si arriva al mio punto di vista. Quando anni fa ho scelto il nome “Impero”, la prima cosa che ho pensato è stata: “Sarò all’altezza di un percorso imprenditoriale per portare avanti un nome così importante?”. Allo stesso modo, dialogando con i miei figli, ho pensato che dovessero entrare nel mio mondo per amore e non per obbligo, con una passione sentita. Mia figlia ha scoperto di avere questa volontà ed ha deciso di pugno suo di voler seguire questo mondo. La sto appoggiando sullo studio ed ha anche già deciso di spostarsi a Milano per studiare la moda, questo perché vuole tornare accanto a me con le competenze nazionali ed internazionali per confrontarsi con tutti.

Torniamo all’economia del futuro per quello che è il suo punto di vista…

Mi confronto spesso con gruppi bancari importanti con un retail strutturali molto forti e proprio con loro, mi ero proposto per la creazione di un fondo denominato “Impero”, in collaborazione per permettere ai miei clienti di attingere a risorse senza troppa burocrazia. Questo perché le persone che si stanno difendendo e ci credono ancora nel lavoro, saranno persone nobili ed oneste e di conseguenza meritano di trovare un appoggio da parte di chi può muoversi un po’ di più… se non sarà così, vuol dire che il mondo si sta oscurando! Ma io sono positivo perché alle persone a cui ho dato una mano, mi hanno restituito con piacere un braccio… seppur il momento non è favorevole.

Moda è Made in Italy. Abbiamo delle carte in più per giocare la ripresa?

Abbiamo un’armonia diversa rispetto agli altri popoli. Nelle altre nazioni il tessuto politico ed impresa è più strutturato rispetto a noi, in quanto siamo più vittime di idee di cattiveria e arroganza. Ma se vogliamo pensare a quello che ha prodotto l’Italia negli anni, dobbiamo pensare che “Made in Italy” è un brand e questo brand andrebbe quotato in borsa… e si dovrebbe far capire come gli italiani devono essere fieri di indossare una bandiera e definirsi appartenenti ad essa.

Oggi di Made in Italy è rimasto ben poco, perchè con gli anni non si sono fatti grandi investimenti. Anni fa si formavano i giovani nella manovalanza e nelle specializzazioni e con la sparizione di questa “classe” (che ancora oggi assiste i professionisti), si rischia di far crollare un equilibrio della qualità. Quando ci vorrà assistenza, chi lo farà? Ne stiamo già vivendo le conseguenze sotto l’aspetto sanità. I medici vanno in pensione e non ho un vivaio pronto di specializzati che possa sopperire a chi finisce il proprio lavoro… e con tutto questo, la nostra sanità è un’eccellenza! La Cina ha una sanità peggiore ma sta gestendo l’emergenza meglio di noi, forse sarà l’apporto della mentalità militare? Chissa!

Passiamo ad un altro argomento che le sta a cuore: il mondo del wedding.

La flessione è forte perché il wedding è legato fortemente all’evento, ed azzerando gli eventi, muore il wedding, a differenza del fashion Made in Italy che grazie agli e-commerce di negozi di moda, comunque si sta mantenendo.

Io mi sto battendo per far assegnare un codice ATECO al mondo del Wedding e per una sorta di Federazione che vede l’assegnazione di Presidenti regionali per discutere di progetti, strategie e percorrere piani di emergenza per supportare la filiera. Mi dispiace non aver visto altri grandi produttori metterci la faccia e soprattutto battersi in periodo pandemico, considerando che questo settore tocca parecchie aree commerciali.

Per concludere, secondo lei il problema prioritario di queste carenze rispetto ad altri Stati che potrebbero essere modello, quali sono?

Il protagonismo! Il protagonismo di alcune persone che potrebbero essere dei leader perché hanno delle qualità. Io porto l’esempio delle votazioni: non si chiede il voto, ma bisogna chiedere il consenso alla candidatura accompagnato da un progetto… il merito del voto arriva dopo, se hai acquisito la mia fiducia e l’hai rispettata. Penso e spero in una nuova Repubblica dove c’è dentro politica, impresa, scienza e professionismo. La necessità di un ufficio contabilità di Governo e un organo esterno variabile che si occupi del controllo.

Le 5 pagine della lettera di Luigi Auletta al Presidente Giuseppe Conte
Le 5 pagine della lettera di Luigi Auletta al Presidente Giuseppe Conte

E con le forti parole “Caro Presidente Conte, da noi si dice, che quando il medico tarda, l’ammalato purtroppo muore“, il Presidente sottolinea quanto si auspica ai meritati diritti, perché il popolo non deve arrivare alla fame che provoca disordini e guerre, oscurando gli equilibri di un intera nazione…

Su Daniela Iavolato

Appassionata di comunicazione e digital, mi occupo di ambiente e green.

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