Vittorio Sgarbi: i Campani? Li sento fratelli

Oggi abbiamo l’estratto dell’intervista “infuocata” di Vittorio Sgarbi, che ospite del web-talk “L’Antivirus“, racconta il suo punto di vista durante l’emergenza sanitaria del CoronaVirus.

Come ci si poteva aspettare, il critico d’arte non ha tradito le attese, inveendo nella sua solita maniera nei confronti di Governo, virologi e di quanti hanno promosso il lockdown fino ad oggi.

Le dichiarazioni

Il suo concetto è stato espresso più o meno in questo modo: “Tra dieci giorni saremo tutti fuori pericolo. Il pericolo di morte non c’è mai stato e le misure che hanno preso sono insensate, pericolose e totalmente negative rispetto al primo principio di qualunque medico, cioè stare all’aria aperta […] hanno rotto i cosiddetti, i virologi ignoranti che non sanno nulla dicessero la prima cosa, di stare all’aria aperta. Le multe fatte sono crimini nei confronti della salute. Sono dei criminali e hanno imposto alla gente la paura di affacciarsi dalla finestra, falsari e bugiardi“.

Il critico ha stigmatizzato contro tutti quei virologi che all’inizio dell’emergenza rassicuravano sulla scarsa pericolosità del virus, Burioni e Capua in primis, elencandone a uno a uno le dichiarazioni e sottolineandone il cambiamento di prospettiva avvenuto nel corso della pandemia. Hanno utilizzato i morti per terrorizzare la gente. In salvo, solo Tarro e pochi altri.

Vittorio Sgarbi si è poi espresso su Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, asserendo: “De Luca si trova con un popolo di persone che hanno talmente estro e libertà che proprio perché io li ammiro e li sento fratelli, sono i più indisciplinati“.

Sui 5 Stelle e il Governo Conte ha dichiarato serafico: “Sono uomini senza qualità, sono uomini che non hanno fatto niente. Bonafede era un Dj, l’altro era un imprenditore di patate, Di Maio, Di Battista faceva l’animatore nei villaggi turistici, Conte avvocato all’interno di uno studio legale, in una lobbie che non nomino ma che ho definito delle criptochecche“.

Quanto alla cultura italiana aggiunge: “I nostri governanti non la rispecchiano perché sono troppo ignoranti ma restano le nostre radici che dal Rinascimento fino alla moda di Valentino siamo nella scia di una gloria che ci rende primi nel mondo – ha concluso il critico“.

Il programma L’Antivirus è a cura di Claudio Dominech con la collaborazione di Maria Chiara Petrone.

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